Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge intende colmare una lacuna normativa relativa al reinserimento nel mondo del lavoro di quei soggetti lavoratori ultraquarantenni precocemente esclusi dai circuiti lavorativi. Il problema della disoccupazione in età matura, infatti, è oggi un aspetto allarmante in tutto il mondo occidentale, in quanto per i lavoratori ultraquarantenni (che di seguito sono denominati «anziani» solo per esigenze distintive) le prospettive di occupazione sono ridotte a causa anche degli scarsi incentivi e delle attuali tipologie contrattuali che minano continuamente la loro quota di mercato, continuando a farli patire una difficile condizione di accesso e di permanenza sul mercato del lavoro. Consci delle difficoltà che incontrano i giovani lavoratori per l'assunzione a primo impiego, non si vuole tuttavia trascurare la categoria degli ex-lavoratori, fenomeno presente sia in Italia che in Europa: spesso tale categoria si trova nella disagevole condizione di essere troppo giovane per la pensione e troppo anziana per il lavoro. Sono stati compiuti progressi considerevoli, in particolare dal 2000, per aumentare il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 45 e 64 anni e per ritardarne l'uscita dal mercato del lavoro. Questi progressi sono però insufficienti e devono essere approfonditi per sostenere la crescita economica, il gettito fiscale e i sistemi di protezione sociale. A tale fine risulta indispensabile adottare misure radicali per mantenere l'occupazione dei lavoratori anziani, e le parti sociali devono contribuire a prolungare e a migliorare la qualità della vita professionale.
      Anche l'Unione europea, con numerose comunicazioni, sostiene e garantisce la promozione dell'invecchiamento attivo tramite il coordinamento delle politiche nazionali,

 

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lo scambio di esperienze e un sostegno finanziario. Nella comunicazione del marzo 2004, la Commissione europea responsabile per l'occupazione e gli affari sociali ha ricordato che, per raggiungere l'obiettivo generale di un tasso di occupazione del 70 per cento nel 2010 fissato nel marzo 2000 dal Consiglio europeo di Lisbona, è essenziale aumentare la partecipazione dei lavoratori anziani. I Consigli europei di Stoccolma nel 2001 e di Barcellona nel 2002 hanno infatti definito due obiettivi in questo senso: 1) il tasso di occupazione della popolazione europea nella fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni dovrà essere elevato al 50 per cento entro il 2010 (Stoccolma 2001); 2) entro il 2010 l'età media effettiva alla quale i lavoratori cessano di lavorare nell'Unione europea dovrà aumentare progressivamente di circa cinque anni (Barcellona 2002).
      Il basso tasso di occupazione dei lavoratori anziani in Europa rappresenta una perdita di opportunità sul piano individuale e di potenziale sul piano sociale. Con il costante allungamento della durata della vita, il lavoro dovrebbe poter essere considerato tenendo conto del ciclo di vita completo e permettere meccanismi flessibili di tempo parziale e di interruzione della carriera. Nel contesto economico globale, l'aumento del tasso di occupazione dei lavoratori anziani è fondamentale per sostenere la crescita economica, il gettito fiscale e i sistemi di protezione sociale, in particolare per garantire pensioni di livello adeguato, di fronte alla prevista riduzione della popolazione in età attiva.
      Al di là delle buone condizioni macroeconomiche, devono prevalere sul mercato del lavoro condizioni specifiche per consentire il prolungamento della vita professionale. Innanzitutto, incentivi finanziari appropriati, ma anche accesso permanente alla formazione.
      Tra le categorie di età che beneficiano della formazione i lavoratori anziani sono i meno favoriti. È essenziale invertire questa tendenza perché il potenziale di produttività dei lavoratori anziani non è compromesso dall'età, bensì da qualifiche obsolete. In generale solo l'apprendimento permanente può garantire ai futuri lavoratori anziani le competenze necessarie per adattarsi alle evoluzioni del mercato del lavoro. I lavoratori anziani, inoltre, corrono un rischio elevato di lasciare il mercato del lavoro in caso di ristrutturazione o di ridimensionamento del personale dell'impresa.
      Per facilitare il ritorno al lavoro, sono necessari interventi personalizzati: servizi di orientamento, formazioni specifiche, riqualificazioni esterne, organizzazione del lavoro e formazione.
      Tutte queste sono dimensioni chiave della qualità del lavoro, che è, in genere, determinante per il rientro nel mercato del lavoro dei lavoratori anziani e delle persone con responsabilità familiari.
      In Italia, dai dati forniti da Confindustria, si ricava che solo uno su quattro di questi lavoratori ha qualche reale possibilità di trovare una nuova occupazione. Il problema poi si pone in modo più accentuato per i lavoratori in età matura espulsi individualmente rispetto a quelli che hanno subito la stessa sorte, ma con grandi gruppi industriali.
      Infatti, mentre questi ultimi si trovano più tutelati, i primi invece sono totalmente indifesi e spesso soggetti a condizioni di uscita non garantite. La proposta di legge in oggetto intende dunque proporre alcune soluzioni che consentano il reintegro di queste persone nel mondo del lavoro, attraverso una serie di possibilità, tra le quali incentivi per le assunzioni e percorsi formativi specifici, al fine di creare disponibilità di posti di lavoro accettabili e appropriati.
 

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